La bellezza è assurta agli onori della cronaca.
Rubriche di giornali e tv , grandi discorsi.
La 'grande bellezza' sta rubando la scena alle nostre beneamate onorevolezze e senatorietà.
Non so perché, ma tutto questo mi ricorda quei ben noti metodi usati nei cinema durante la guerra, quando passavano sullo schermo glorie e vittorie, promesse e prossime.
Fumo negli occhi.
Ma di quale bellezza parliamo?
Perché nasce il solito dilemma tra il bello esteriore e quello interiore.
Sicuramente lo sproloquio demagogico della conduttrice, attrice, volto pubblicità Lucianina Littizzetto non ha fatto alcuna presa su di me.
Seduta per terra, con aria sciamanica, si è lanciata
in
un 'iperbole di assurde messe a confronto di entità contrastanti-non solo visivamente- mescolando protesi mammarie ad amputazioni o deformazioni inflitte.
Pur non nutrendo una particolare simpatia per chi aggiunge o toglie in eccesso al proprio corpo, signora Littizzetto, non posso essere così benevola come lo è lei, trovando l'entusiasmo della bellezza in una deformazione fisica o in un handicap.
Mi spiego meglio: esiste una differenza tra la Venere di Milo ed una donna senza braccia.
Che questo non debba essere causa di discriminazioni è tutt'altro argomento.
In poche parole, credo che la bellezza risieda in alcuni canoni vagamente variabili.
Alternativamente, negli occhi di chi ci ama, dove non esistono sfregi, né amputazioni o handicap.
Perchè l'amore trova e concepisce la bellezza.
La famosa frase dell'idiota conchiude in sé una grande assoluta bellezza.
Ma non sarà quella che salverà il mondo.
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