martedì 22 aprile 2014

Che fine ha fatto Anna Karenina ?

''Nella chiesa c'era tutta mosca,tra parenti ed amici.E durante il rito nuziale, nella chiesa illuminata a giorno,fra le donne adornate,le fanciulle e gli uomini in frac e cravatta bianca e in uniforme,non veniva mai meno un discorrere convenientemente sommesso...'' 
Questo veniva descritto da Tolstoy e pubblicato nel 1877.
Anna Karenina, la storia dell'amore tormentato della donna sposata che lascia la famiglia e si perde nello scandalo.
Ma innanzitutto la relazione dettagliata e genialmente cinematografica di un mondo che sembra non essere mai esistito.
Quanti anni sono passati? Poco più un secolo e mezzo.
Ma non è reperibile alcuna traccia di quel mondo.
Forse nelle campagne, dove da sempre ha regnato l'ingiustizia  per  sfamarsi e non crepare, per poter continuare a lavorare.
Forse lì esiste una traccia, una reminescenza. La versione più povera della realtà.
Un capovolgimento storico, quello del '17, che ha generato un mondo oscuro, una popolazione impenetrabile, ricchezze incalcolabili sparse a chiazze e buchi di povertà immensa, ed un esercito di robot, non per nulla rabot in russo significa 'lavoro'...

Le sovversioni storiche non si contano, soprattutto quelle in cui sono venuti al potere regimi militari o  comunisti: tralasciando il medio oriente che è una bolla d'aria che scorre nelle arterie di questo pianeta, penso a Cuba, Venezuela, a tutto il blocco assorbito dall'Urss dopo il patto di Varsavia -non cito la Corea del Nord perché ne ha offerto già un 'ampia descrizione il nostro senatore Razzi paragonandola fiscalmente,politicamente e socialmente alla Svizzera verde.
Ora, nutro una particolare simpatia per el Lìder maximo, a lungo in prima linea nelle foreste cubane con il Che.
Forse perché in tutti questi anni Cuba è tuttora una fastidiossima pagliuzza di carciofo conficcata nella gola leviatana del blocco Usa, che se lo merita.
Forse perché è un militare che non ha mai esulato dal suo ruolo, come altri hanno fatto altri 'liberatori fittizi', regime all'esterno,bordello a palazzo.
E perché il suo film preferito è Vatel, e ho trovato straordinario che un uomo come lui, molto austero e licurgico, abbia apprezzato il contrario della sua concezione governativa.
Ad ogni modo, cubani, venezuelani, cechi, ungheresi, polacchi e gli altri popoli che non sto ad elencare che hanno subito una vera e propria sopraffazione istituzionale sono rimasti gli stessi.
Riavuta la libertà,smessa la divisa carceraria si sono rimpossessati della propria .
Ma cosa è stato della Russia di poco più di un secolo fa? Cosa ne è stato dei russi? Chi sono questi che per dileggio comprano non solo squadre di calcio, ma pezzi di mondo per riadattarli alle loro monomanie e fissazioni?
Una su tutte l'ossessione per il nuovo.
Se un russo compra un palazzo veneziano state certi che lo trasformerà in un simil store dell'Ikea, ovviamente con pezzi di modernariato costosissimo.
(L'antique deve essere  contagioso,  trasmette  malattie,  da uno scrittoio Luigi xvi possono uscire tarli e blatte?)

Tra le altre ubbie, la metodicità grigia con cui compiono gli stessi diversivi, attenzione, non parlo di doveri né di lavoro.
Stessi ristoranti,  stesso tavolo, stessi alberghi, stesso vino, stesso ormeggio in rada.

Per non parlare della voracità con cui si affannano ad avere in tavola tutte le portate allo stesso momento.
Tutto, subito e presto, caldo e freddo, insieme, lasciando sulla tavola orrori simili a squadroni  macellati su un campo di battaglia.
E ancora, comperare, comperare ma lasciare tutto intonso, inusato, nuovo.
Comperare per avere.
Il possesso è un orgasmo, l'uso è l'amplesso che si può saltare a piè pari.
E le donne ,bellissime e tristi, incapaci di personalizzarsi se non di riflesso.

Questo novus ordo seclorum  è stato adottato da tutti i russi sparsi nel mondo nelle Little Moscow-dove domina   lusso e nient'altro- e  va a gonfie vele.
Quello che ritengo esilarante è che questi barbari, che si riconoscono come se fossero etichettati, non hanno la minima cognizione di quanto si perdano credendo che le mazzette che esportano li rendano dei nuovi magisteres elegantiae, dei gourmandes, dei raffinati, quando in molti non comprendono la differenza tra vino e succo d'uva col metanolo presentata in bottiglia Sassicaia.
Cosa è possibile perscrutare in questa controrivoluzione?
Dove è finita la dissoluta eleganza de 'il Giocatore' di Dostojevskj?
E l'affabilità russa, che si nutre di bellezza, vita sociale, arte e teatro, soffusamente seduttrice e morbidamente depravata?
Dire 'lavaggio del cervello', come fanno in molti mi pare semplicistico.
Cosa si nasconde antropologicamente dietro questa tristezza ?
Da nulla ad avere tutto, per questo sono diventati sterminatamente infelici ed incapaci di godere della vita?
Perché i russi non sanno vivere il momento, non conoscono il profondo stato di grazia di un tramonto, di una o molte belle donne, di una lunga vacanza, di un nuovo gusto scoperto dal palato.
Sono disperatamente tristi, sempre in attesa del momento successivo.

E mentre ripenso al pranzo di Stepan Arkadic', alla minestra à La Maria Louise, ai minuscoli vol-au-vent, ai due camerieri in cravatta bianca, alla tavola con gli antipasti, sei qualità di vodka e altrettanti formaggi con palettine d'argento, mi viene in mente una bellissima moscovita scesa da una specie di portaerei che, triste come un ciliegio in autunno, bevendo champagne, scavava con le belle unghie lunghe  e finte da una forma di Parmigiano.
Non ho una risposta.









Nessun commento:

Posta un commento