sabato 5 aprile 2014

'Nessun confine'

Il viaggio in solitaria è la massima espressione della nostra libertà individuale.
E' una pagina bianca,  offre l'opportunità di scegliere quali saranno le storie da raccontare.
La mia prima esplorazione  nel 1988 per mezzo del famoso Interail.
Unico aggancio,  un gruppo di svedesi che avevo conosciuto a Verbier .
Ad Amsterdam, con il mio Going , mi ritrovai al Kabul, l'ostello per eccellenza, una vera e propria fumeria di skunk ed altro.
Purtroppo niente armadietti, niente sicurezza per lo zaino.
Così vagando, scopro per caso in un piccolo hotel vicino alla stazione.
Molto modesto, ovvio, ma gestito da un indiano che non potrò mai dimenticare, Poltu : alto come un bambino e con la voce da bambino.
Di fronte al piccolo hotel,una palazzina abitata da studenti olandesi.
La sera ci riunivamo tutti per strada, a bere e a fumare.
A Copenaghen dormii per una settimana nell'appartamento del ragazzo di un 'amica, il palazzo vuoto, le prime notti il sonno un po' inquieto per quell'isolamento sinistro.
 Poi Stoccolma, di cui cito solo un episodio: festa in un country club, con i due amici di Verbier, un terzo e il quarto cui era toccato lo stecchino corto: guidare, quindi non bere.
Oslo con il traghetto delle sbornie e poi il rientro, passando per Amburgo, Acquisgrana e Basilea.
Mi piacque e come la sventurata '' replicai ''.
Adesso non mi capita più di vederne nelle stazioni, ma  ero tra quelli che trovando un bel posto comodo, anche per terra, dove sistemarsi con stuoia e sacco a pelo,  faceva i salti di gioia.
Questo modo  di viaggiare finisce quando determinate situazioni non sono più la normalità ma diventano sacrificio e generano nervosismo.
Fino ad oltre 30 anni mi sono mossa così, concedendomi saltuariamente qualche vizio, una singola in un ostello oppure una notte in un bel resort con tanto di massaggio.
Credo che questo tipo di viaggio ci regali disinvoltura, agilità, anche se talvolta mi rendo conto di aver trasceso in sconsideratezza, tralasciando l'eventualità di situazioni pericolose .
Solo una volta ho avuto paura e per assurdo ero ben locata e ben sicura.
Il viaggio in solitaria esula dalla cristallizzazione nei medesimi ruoli che vengono a crearsi reiterando  medesime destinazioni, dove ogni soggetto ha il suo posto e ruolo definito e immutabile.
Oltremodo si discosta dal viaggio a due, o a tre, in cui di qualsiasi grado sia l'indipendenza stabilita tra i soggetti, esiste comunque un legaccio obbligatorio:se ti ferisci o stai male i tuoi amici o il compagno di viaggio non possono, eticamente, lasciarti solo e viceversa.
La solitudine invece è anche questo ed è un ottimo sistema per imparare a scacciare le mosche dal naso e per lasciare i capricci a casa.
Certo è che la vacanza da singolo è sincrona all'affinarsi ,anzi al rinnovarsi, del nostro fiuto.
Capita di provare un 'engoument' per qualcuno, fino a che non si scopre che è una grandissima sòla.
Questi soggetti si riconoscono da un'ostentazione pesante delle loro particolari abilità e conoscenze: finchè non ti accorgi che raccontano balle o che cercano di spillarti soldi.
Al contrario, capita di incontrare  persone che il destino benevolmente ha messo sul nostro cammino.
Mi è successo ieri.
Ho preso un taxi che mi portasse a destinazione 47$ ( no bus, purtroppo, ancora favorevole ai mezzi pubblici specialmente se ben operativi).
Due signore arrivano verso l'ora di pranzo.
Si sistemano con le loro seggioline, il  loro ombrellone.
Iniziamo a chiacchierare, perchè avevo visto un piccolo -veramente piccolo-squaletto proprio a riva.
Sono entrambe venezuelane, sulla sessantina.
Ecco queste due deliziose signore, oltre ad avermi offerto degli snack , mi hanno invitato a riaccompagnarmi in hotel.
Ed abitavano entrambe da tutt'altra parte.
Ci siamo scambiate tutti i contatti e ci vedremo oggi a colazione con le loro famiglie.
Probabilmente se fossi stata con un amica non sarebbe accaduto.
Perché saremmo state rintanate nella nostra età, nella nostra italianità: chi se le sarebbe filate due signorotte tranquille che se ne stanno sedute in poltroncina a mangiarsi fritos e che fanno il classico 'mezzo bagno '?
 Infine la pillola necessaria da assumere per una felice vacanza in solitudine è quella che contiene una buona dose di contavveleno alle nostre critiche interiori verso le abitudini del paese che si visita, crogiolandosi nell'ozio, correndo come locomotive, ma senza addurre paragoni.

Finchè non si prova non è possibile avere  idea, neanche a cercarla col lumicino, di quanto giovi al complicato congegno che è la nostra anima.










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