sabato 8 marzo 2014

'All about Eve'

L'8 marzo è il 68°giorno del calendario gregoriano.

E' l'anniversario dell'inizio della rivoluzione di Lenin, della fondazione della Borsa di New York, della riapertura del canale di Suez, dell'assassinio della filosofa Ipazia da parte di un manipolo di cristiani, della prima sconfitta di Muhammed ad opera di Frazier, e di molti altri accadimenti  ante et post  Christum natum.
Tra questi, da un equivoco, la celebrazione della festa della donna.
In realtà  l'8 marzo 1908, 129 operaie non morirono durante un incendio in una fabbrica del New Jersey; i fatti avvennero altrove, il 25 marzo dello stesso anno, e persero la vita 146 lavoratori, di cui gran parte donne.
I femminicidii che sembrano moltiplicarsi come spore di muffa e le ricorrenze che celebrano i morti, retaggio ipocrita di mentalità colpevole, li lascio alla cronaca; vorrei, invece, soffermarmi un istante su quale fosse la condizione sociale della donna agli inizi del '900.
Le donne  non erano libere e non è che contassero poco: contavano nulla.
Questo è quanto.
Basta dare un 'occhiata al calendario dell'affermazione geografica del suffragio universale: il record a Nuova Zelanda ,1833.
 Sempre progressisti a Nord- Finlandia, Danimarca, Svezia, Germania, Regno Unito, culla delle suffragette, prima del '20.

  Stati Uniti 1920, il voto delle donne fondamentale successivamente per la legge del proibizionismo; insospettabile anche la Russia nel 1918, Spagna 1931.

Sud Africa boero, 1930 per le donne bianche ( NB,1994 per quelle nere! ), e non per ultime ma neppure all'avanguardia,  Italia e Francia, 1946.

In Arabia Saudita, le donne forse potranno votare nel 2015, ma credo che la lussuosa vita di molte catene di mogli tra Ginevra, Parigi e Londra, possa rimpiazzare la mancanza di esprimere la propria opinione a chi è nata destinata a non averne alcuna. Poi esistono anche nel profondo Islam le eccezioni, e sappiamo cosa ne è di loro.
  Vi ricordate il Gattopardo?
 Il principone poteva andare tranquillamente a puttana nei quartieri popolari di Palermo, mentre alla consorte restavano i rosari e le fantesche su cui infierire.

 Certo, il corso della storia rivela che anche la donna poteva concedersi aberrazioni, ma con  beneplacito maschile, opere 'borgesche',  ratificate sempre dal pugno dell'uomo, ed esemplarmente punite dallo stesso.

Gli uomini hanno avuto il dominio degli uffici, delle fabbriche, dei bar, circoli, sale da biliardo, dei casini.
Le donne quello delle chiese, dei ricevimenti ufficiali, della cura della casa e dei figli.

Il tempo  ha prodotto un lento riscatto femminile  nel mondo del lavoro, nella famiglia, nella vita pubblica.
Si parla in continuazione di parità: ma come può esserci parità tra acqua e fuoco?
Siamo geneticamente differenti, anche se appartenenti alla stessa specie.
Se osservassimo il mondo animale e le sue straordinarie regole,  avremmo forse trovato un ottimo mutuo compromesso.
L'uomo ha troppe lunghezze di distanza fisiche ed altre acquisite cronologicamente.
Una parità che deve essenzialmente esistere tra uomo e donna è quella dei diritti civili.
Quando questo non accade è giusto, anzi, obbligatorio battersi, per noi e per quelle donne che vivono ancora private di decenza.
Ma è davvero l'uomo il nemico numero uno della donna?
L' uomo è piuttosto colui che ci afferra e che ci vuole sottoposte, ma non è sua intenzione essere un antagonista.

E' talmente diverso che non può che amarci, (repetita iuvant: non parlo dei massacratori domestici), nonostante sia stato scientificamente provato che esiste una soglia di sopportazione acustica maschile per i toni della nostra voce: il nostro modulo vocale è troppo complesso, l'uomo si stanca.
Quando dicono 'eh? ', oppure vi interrompono e chiedono di accendere la tv?
Ecco, soglia di sopportazione raggiunta: facciamocene una ragione, piuttosto che parlare sempre con lo stesso, dispensiamo la nostra voce carica di pensieri a più di uno.
L'uomo, se non si scanna in guerra, in politica o allo stadio, fa squadra, sarà un luogo comune ma è vero.
Anche se negli ultimi anni, con la diffusione della depilazione virile, anche il maschio si sta femminizzando e indulge in competizioni che fanno rimpiangere i vecchi duelli...


Ma, domanda: le donne si amano  tra loro?
Fanno manipolo, compagine o solo casuale brigata ?

 Come siamo  predisposte verso le nostre simili?

Amiche, complici, sostegno e spalla su cui piangere, profonde dispensatrici di buoni consigli e di autostima, rasserenatrici di animi afflitti, consolazione per l'amica a cui non ne va mai  bene una.
Certo, fino a che chi piangeva perché era uno sgraziato uccello trampoliere non si trasforma in una dea; e quella abbandonata dal marito non trova un prototipo di Alain Delon stile 'La piscina' che la adora e le trascina nella vie en rose;  la disillusa dai capelli color topo sforna un romanzo erotico che vende milioni di copie e quella a cui andava tutto storto inizia ad avere il vento a favore.
Le nuvole verdi iniziano a densificarsi  in cumuli temporaleschi, la spinta di galleggiamento carica di elettricità è direttamente proporzionale all'accrescimento di felicità dell'ex derelitta.
L'amicizia sfuma come il vino in casseruola.
L'invidia, il peggiore dei sette peccati capitali: femminile come il rossetto.
Non c'è niente di nobile in questo sentimento, dotato di una componente femminile accesa.
Prima che per il sesso libero, dovremmo spogliarci di queste catene che ci rendono meschine e più piccole degli uomini.
Altro caso: una  donna incontra il riflesso di se stessa con vent'anni di meno.
 Diciamo la verità: qualcuno ha mai visto un uomo di quarant'anni preoccuparsi dell'avvenenza di un bel ventenne? Non io, almeno non un uomo raziocinante, e mi auguro che questo fenomeno risparmi l'uomo e abbandoni la donna.
Mio malgrado, ammetto che  i vent'anni femminei non sono così candidi ed incontaminati.
La progenie di Ondine,  priva di un 'anima, può procurarsene una prendendosi un uomo, anche se di un'altra, parafrasi dell'aggancio del cappello al chiodo. I soldi, ottimo movente.
Ne girano a branchi, qualcuna fa il colpo, altre rimediano una vacanzina, una borsetta, magari il cane da taschino finchè dura il foraggio.
Lo scrupolo fra donne è una costante troppo variabile.
Ripeto, l'uomo è avvantaggiato, secoli di campagne, crociate, guerre, gli hanno regalato un'indifferenza  competitiva che non riesco ad intravedere nella  donna e sarebbe una carta vincente.

Infine, la relazione tra l'anteposizione maschile e quella femminile.
L'uomo è copernicano, la donna anacronisticamente  tolemaica.

Dopo anni di dibattimenti per la nostra libertà, la vagina è mia, l'utero pure, siamo ancora impantanate nel nostro sistema, con  un uomo o dio Sole attorno al quale ruota la nostra vita.
Abbiamo progredito ai sensi civili, ma all'atto pratico siamo più coinvolte delle spose 'a tavolino' e delle cornute consapevoli.
Cosa festeggio dunque in questa giornata?
Gli incassi di ristoranti, bar e pizzerie, visto che siamo in tempo di crisi.
E  il fatto di contare a malapena su una mano i nomi delle mie amiche; se le altre  mi trafiggono con lo sguardo e tagliuzzano con la lingua,  non mi interessa.
Questa festa non mi è mai piaciuta, come non mi piace il carnevale perché ci sono troppe maschere.
Nel giorno della festa della donna il vero vincitore è il maschio, che se ne esce tutto ringalluzzito al rimorchio con i suoi drughi, sentendo il Gulliver molto karashò.
Sto diventando uomo, qui nella mia testa.

Mi piaccio di più.

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