martedì 4 marzo 2014

'I bambini nell'ombra'

 

Qualcuno si ricorda del 'Jabberwocky' , il mostruoso essere simile ad un grifone ,decritto da Carroll nel suo 'Dietro lo specchio'?

'Attento al Jabberwocky, figliuolo!
Le fauci mordono, gli artigli ti dilaniano!'.

Ricordo che mia madre mi leggeva questo breve poema, aiutandomi nella lettura del romanzo di Carroll, che beninteso, è tutto fuorché semplice.
Avevo circa undici anni e i miei genitori si erano separati, definitivamente, per la terza volta.
Non so quale fosse il loro reale mutuo sentimento.
 Presumo che due 'sposi- ragazzini', insieme per oltre dieci anni, dovessero volersi bene.
Quello che so, è che vivere con loro non era più tollerabile per me, e che dopo quella separazione avevo ritrovato l'equa serenità: basta serate troppo lunghe e durezze inattese , basta origliare angustiato, silenzi allarmanti.
Ma soprattutto, addio all'incapacità di assumermi il carico di ricucire lo strappo.

Ricordo quel periodo con molta nostalgia.
Mia madre  tornata vivace e bella come non lo era stata da tempo, i progetti per la nuova casa, la nuova scuola.
E mio padre che arrivava sparato nel viale di casa ,(noi lo prendevamo in giro :'ecco melampo!'), apriva lo sportello della macchina e gridava 'Elena! La bimba è già in pigiama? La porto a cena fuori'.
 Spesso lo ero, in pigiama, oppure dovevo finire un compito.
Ma raramente ho detto  no ai testa a testa con mio padre .
Ce ne andavamo al bistrot , a Forte dei Marmi, come due fidanzati.
Poi mi riaccompagnava a casa.
Capitava che arrivasse a pranzo, che mi portasse al cinema nel pomeriggio, che sentissi improvvisamente rimbombare la sua voce nel campo da tennis coperto.
Nessuna richiesta scritta, nessun regolamento.
Se nel loro  privato  mia madre adducesse delle rimostranze, non posso dirlo.
Ma ricordo bene che, dopo una mia litigata con mio padre, durante una circostanza luttuosa e  dolorosa per la nostra famiglia , mia madre mi disse severamente  'Va' ad abbracciare tuo padre che ha pianto tutta la notte.'

Quello che vedo accadere oggi, molto spesso, è ben diverso.
I figli non esattamente usati come merce di scambio, ma come merce di ricatto, il che è ancora più deprecabile.
Vedo donne abbandonarsi a livori divoranti, armate della patria potestà, combattere a colpi di folli orari di visita come carceriere.
 Padri sofferenti che osservano la crescita dei figli a singhiozzo, ad ore, il martedì e due sabati al mese, sempre che non sia opposta una reticenza materna, qualora  l'ultimo prelevamento del bene' abbia prodotto una dilazione di un'ora, causata dal fatto che proprio il 'bene' in questione si stesse divertendo ed essere intransigenti sull'orario di fine visita sarebbe stato una durezza da adulti, non da bambini.

Allo stesso modo, vedo uomini che non tollerano l'abbandono, e si incupiscono in una recrudescenza continua ed incalzante, gettando colpe su donne che forse hanno commesso qualche sbaglio, ma non per questo non sono delle buone madri.
Così vivono, giocano ed apprendono questi bambini.
 Una procrastinazione del peccato originale, istituita dal genitore leso, la danza quotidiana di molti figli nella separazione, quando gli interlocutori principali sono gli accordi legali, le ripicche .
Per questo ho voluto parlare di me.
 I miei genitori  dovevano provare a risollevare le vesti matrimoniali?( no grazie, dico ancora!).

 Avranno commesso errori, certo non hanno sbagliato a capire che esistono soprattutto due genitori, non due famiglie o necessariamente una sola.
Le rappresaglie per la  propria sofferenza e rivalsa nei confronti dell'altro coniuge fanno male solo ai figli.


Le persone, abbacinate dall'odio, così raggrumate in se stesse non riescono a vedere che il presente ed il loro spleen domestico e infilano i figli in tunnel di pericolose ambiguità.
Dovrebbero al contrario essere lungimiranti; pensare che niente è certo e che non esiste nessuno in grado di prendere il posto di un genitore, nel malaugurato caso che l'altro venisse a mancare.
I nonni, gli zii, qualsiasi persona dica 'è come un figlio' , quanta verità contiene inconsapevolmente   questa frase tanto divulgata!
Ben detto, 'come un figlio' , non 'un figlio'.

Il Jabberwocky è un mostro che si para di fronte alla corsa dei bambini nel tempo, proprio là dove è il loro rifugio.
E chi sbaglia, non è sempre il più colpevole.
Non nei confronti dei figli, almeno.

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